Chi sono i papà – Riflessioni Personali

In riferimento al mio ultimo articolo “Chi sono i papà”, un papà mi ha detto:

“Ok la letteratura e l’evoluzione storica del ruolo paterno, ma mi sono mancate le tue riflessioni professionali e soprattutto personali.. Per te chi sono i papà?”

Così, ho pensato di rispondere a questo papà con un secondo scritto, sicuramente più personale, provando anche a dare voce a molti dei miei pazienti che sentono “forte” questa tematica.

Chi sono i papà?

Un padre è sicuramente il “primo uomo” della vita di ogni bambino e di ogni bambina.. lui rappresenta il primo amore in assoluto per le figlie femmine e il primo modello da imitare per i figli maschi. Il papà rappresenta forza, sicurezza, l’omone dalle spalle larghe e dalle accoglienti braccia che, da piccoli, ci fanno sentire “contenuti” e protetti dal mondo esterno… papà è protezione e rifugio sicuro in cui andare quando la mamma ci sgrida o quando quel compagnetto di scuola ci tratta male.

Il papà è colui che, ogni giorno, ci “vede” e ci “riconosce” come figli suoi… è lui che ci guida e ci insegna a vivere nel mondo attraverso le regole e noi ci fidiamo di lui e crediamo a tutto quello che ci dice perché lui è il papà.

È soprattutto merito suo, certo insieme alla mamma, se da grandi, siamo riusciti a definire la nostra identità come individui separati da loro, con una nostra autonomia, con il nostro pensiero, con le nostre relazioni.

Certo, questo è come dovrebbe essere ed in realtà, se ci pensiamo, accade davvero: da piccoli, siamo una tabula rasa pronta a raccogliere tutti gli stimoli – belli e brutti – che il mondo ci offre.. ma il nostro mondo è, inevitabilmente, la famiglia fatta da mamma e papà.

Èd è vero che il papà è il primo uomo delle nostre vite ma, spesso, questo uomo è parecchio lontano da ciò che si intende con “protezione” e “contenimento”.Il contesto familiare è quello che, da grandi, ci definisce maggiormente… da mamma e papà ereditiamo non solo la biologia ma anche le espressioni, il comportamento, il modo di reagire ai problemi, le ansie e le paure, le aspirazioni e soprattutto il modo in cui decidiamo di vivere le nostre vite.

E che ci piaccia o no, fino a che siamo piccoli, assorbiamo come spugne qualsiasi cosa… ma si sa, prima o poi, queste piccole spugnette cominceranno a grondare acqua da tutti i pori… e fino a quando si assorbono cose belle “PACE E BENE” ma il più delle volte diventa “GUERRA E MALE”.

Così il padre, in questo caso specifico, diventa “quello che non ci vuole, quello che non ci vede, quello che ha preferito un’altra famiglia e altri figli, quello che mi manca tutte le volte che avrei bisogno di braccia sicure dove rifugiarmi o quello che vorrei chiamare quando raggiungo un traguardo importante, o ancora, colui che è responsabile della mia inesistente autostima”.

Ebbene, purtroppo questa è una realtà comune a tante, troppe persone: cresciamo con la falsa credenza di non essere degni di ricevere l’amore di papà… ci sentiamo sbagliati… mai all’altezza… così finiamo per trascorrere le nostre vite raggiungendo traguardi nella speranza – chiaramente inconsapevole – di dimostrare a tutti il nostro valore, papà compreso…

Solo che, la battaglia è già persa in partenza perché lui, probabilmente, non si è mai reso conto di quanto ci manca.. e magari anche noi manchiamo a lui ma, a volte, le dinamiche di coppia distruggono tutto…

Certo non è una giustificazione, però vorrei provare a darvi altre prospettive.Il papà è, anzitutto, una persona e, come tale, non può essere impeccabile e perfetta… commette degli errori, come noi tutti.. è vero, alcuni sono imperdonabili ma ci abbiamo mai provato a metterci, per un attimo, nei loro panni?

Oggigiorno, avere dei figli è una scelta e, a parte qualche caso, dubito che papà e mamma abbiano avuto delle cattive intenzioni rispetto alla nostra crescita.

Semplicemente, ogni genitore fa quello che può con le risorse che ha a disposizione.

E se un genitore non da amore ai suoi figli è perché, probabilmente non lo sa fare così può accadere che una madre possa ritrovarsi a dover crescere i suoi figli da sola, così come potrebbe doverlo fare un padre: ci si adatta…

Ed è proprio da quell’adattamento che noi figli impariamo a stare al mondo… si con rabbia, mancanze, difficoltà e un infinito vuoto emotivo che difficilmente si colmerà, ma spesso quella rabbia può diventare una grande risorsa.

E probabilmente non ci hai mai pensato ma, quello che sei e che siamo oggi, lo dobbiamo proprio a loro: pensa a quante cose sei riuscita o riuscito a fare nonostante tutto… pensa a quella immensa forza che tiri fuori ogni volta che ce n’è bisogno o a tutte le scelte che hai dovuto o voluto fare… sei tu che hai imparato da mamma e papà come non ci si comporta… hai già chiarito tutto ciò che non vuoi per il tuo futuro e lo devi solo a loro.

Quindi ringraziamoli questi genitori perché ci hanno fatto conoscere, anticipatamente, il bello e il brutto tempo ma solo con le migliori intenzioni.

E mentre ce ne convinciamo, forse, potremo cominciare a vivere la nostra vita solo per noi stessi convivendo con quell’assenza che è comunque presenza.In fondo anche noi figli ci auguriamo il meglio per i nostri genitori..